Ex asso dell’aviazione, spia internazionale, Vendicatrice, Difensore ed avventuriera spaziale, dopo essere stata esposta ad un macchinario alieno che le ha donato una forza sovrumana, il potere di volare e quello di emettere od assorbire energia,Carol Danvers è...

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#11 – L’ultima linea

di Fabio Furlanetto

 

Zona Blu della Luna

Capitan Marvel raggiunge la superficie lunare tenendo tra le braccia Nemesi, la misteriosa eroina canadese che è piombata senza preavviso nella sua vita. Si trovano di fronte a quella che a prima vista sembrerebbe una cupola completamente nera, ma che il Capitano riconosce come composta di energia. Nemesi cerca di comunicarle qualcosa a gesti; Capitan Marvel estrae dalla cintura del costume una piccola ricetrasmittente, lanciandola a Nemesi e spiegando:

-Parliamo via radio. Siamo fuori dall’area lunare con un’atmosfera.

-Non sapevo ci fosse aria sulla Luna. Non che mi interessi molto respirare, visto che sono già morta.

-Me lo hai già ricordato parecchie volte. Allora, ti ho portata qui, ora hai intenzione di dirmi che cosa è successo alla base lunare S.W.O.R.D?

-Tra un secondo – risponde Nemesi, impugnando la propria spada d’argento e preparandosi a colpire la barriera; Capitan Marvel si precipita a bloccarla.

-Hey! Quella barriera significa che è stato ordinato un Allarme Nero e la base è in quarantena, okay? Niente può entrare, e soprattutto niente può uscire. Non ho intenzione di rischiare una contaminazione finché non avrò scoperto cosa sta succedendo

-Ti ho già detto che il nostro destino ci aspetta là dentro – insiste Nemesi, lanciando la spada dalla mano bloccata da Capitan Marvel a quella libera; una manovra pressoché impossibile nella gravità terrestre, ma Nemesi sfrutta la sorpresa di Carol per conficcare la spada nella barriera.

-Sei impazzita!? – dice Capitan Marvel, precipitandosi verso la spada.

-Te ne accorgi solo adesso? – risponde Nemesi, toccando la spada nello stesso identico momento in cui lo fa anche Capitan Marvel.

In un batter d’occhi, si ritrovano entrambe dall’altra parte della barriera, all’interno di una delle sezioni esterne della base lunare, e possono sentire l’inconfondibile suono di una sirena d’allarme che fa da sottofondo a grida ed esplosioni.

-Hey, ridammi la spada! – si lamenta Nemesi, cercando di strappare l’arma dalla stretta di Capitan Marvel, ma quest’ultima non vuol sentir ragioni.

-E restare intrappolata qui dentro assieme ad una pazza armata di una spada che può tagliare qualsiasi cosa? No, grazie. Ora restatene buona qui mentre cerco di capire cosa...-

Giusto a metà frase, qualcosa sfonda il muro più vicino per saltare addosso a Capitan Marvel: qualcosa di umanoide, rosso e nero, con lunghe lame aguzze che fuoriescono dalle dita.

Capitan Marvel reagisce d’istinto, colpendolo con un raggio di energia dritto in faccia. E’ sufficiente per scagliare indietro la creatura, ma non per metterla a terra: quando l’essere è pronto a saltarle nuovamente addosso, lei resta di sasso nel riconoscerlo.

-Carnage!? Come diavolo...

Il mostro salta, e Capitan Marvel usa la spada di Nemesi che tiene ancora in mano. Un solo rapido movimento e riesce a tagliare a metà Carnage, senza che il corpo di quest’ultimo offra la benché minima resistenza... la spada lo taglia come se fosse aria, e le due metà crollano a terra.

-Lo conosci? – chiede Nemesi.

-Un nemico dell’Uomo Ragno. Dovrebbe essere morto [1], ma mi interessa di più sapere che cosa ci faceva sulla Luna e come... aspetta, non avvicinarti – la avverte, osservando le due metà di Carnage continuare a ricrescere producendo una massa di tentacoli. Nel giro di pochi secondi, ora si trovano di fronte due Carnage, assetati di sangue come il primo.

-Riprenditela, mi servono entrambe le mani – dice Capitan Marvel, lanciando la spada a Nemesi ed illuminando entrambe le mani di energia.

Nemesi deve distogliere lo sguardo per non essere accecata dal lampo di luce che illumina la stazione; sa solamente che, quando riapre gli occhi, ci sono due ombre di cenere di fronte a Carol.

-Come immaginavo: non sono resistenti quanto l’originale. Capitan Marvel a Direttrice Brand, mi riceve? Direttrice Brand?

 

In un’altra area della stazione

Due agenti S.W.O.R.D. stanno facendo fuoco su Carnage, senza successo: i proiettili rimbalzano sul simbionte, che riesce ad infilzarli con le proprie lame. Ad osservare la loro morte c’è una dozzina di scienziati, barricati all’interno del laboratorio dall’inizio dell’invasione.

Se quando hanno accettato di lavorare per lo S.W.O.R.D. per la possibilità di studiare forme di vita aliene avessero saputo che un giorno una di loro sarebbe entrata in laboratorio gocciolante di sangue umano, forse ci avrebbero ripensato. Carnage si ferma quando sente una voce:

“Capitan Marvel a Direttrice Brand, mi riceve?”

Carnage si volta verso la posizione da cui proviene il suono: la ricetrasmittente sulla cintura di una donna dai capelli verdi.

“Direttrice Brand?”

-Dammi un secondo – risponde via radio, mentre le sue mani sono avvolte da una fiamma verde.

Carnage fa crescere una lama sul proprio braccio per trafiggerla al cuore, ma la Brand si sposta abbastanza in fretta da toccarla: il fuoco fa ribollire il simbionte, e Carnage urla.

Sfruttando il momento, la Direttrice corre verso Carnage e lo afferra per il collo, incrementando il calore delle mani. Il clone del criminale non riesce a reggere all’attacco ed esplode, scagliando frammenti di simbionte ovunque: non c’era niente di umano al di sotto.

La Direttrice Brand fa un ampio respiro, togliendosi un pezzo di simbionte dai capelli.

-Non state lì a guardare! Ramirez, sigilla la porta! Ling, Shepard, controllate che non abbia infettato i cadaveri! E qualcuno mi porti un lanciafiamme!

-N-non abbiamo un lanciafiamme, signora – dice uno degli altri.

-E allora costruitene uno, che razza di scienziati siete!? Danvers, cosa diavolo ci fai qui?

“Capitan Marvel” – puntualizza la voce alla radio.

-La mia base è sotto assedio ed ho già perso quindici uomini, secondo te me ne frega qualcosa della tua identità segreta!? Porta il tuo sedere potenziato alla prigione di Thanos, è lui il loro obiettivo!

 

Al livello più basso

Come previsto da Abigail Brand, la maggior parte delle forze d’invasione si sono concentrate qui.

L’intero livello è protetto da un campo che impedisce la maggior parte dei sistemi di teletrasporto, ma i Carnage sono riusciti ad apparire in punti disparati della stazione e a farsi strada... lasciandosi dietro una scia di cadaveri.

La loro strategia ha però incontrato un ostacolo, o meglio due. Il pavimento è ricoperto da simbionti fusi e l’aria è pregna delle loro ceneri, lasciando a Starlight e Hyperion un attimo di respiro.

-Li abbiamo presi tutti? – chiede la super-eroina russa, il cui corpo è ancora incandescente ed altamente radioattivo.

-Sto controllando la stazione con la mia iper-vista: ce ne sono ancora parecchi, ma sembra che non si stiano più dirigendo qui – risponde il nerboruto viaggiatore interdimensionale.

-E’ troppo sperare che si siano arresi, vero?

-Temo di sì, ma sembra che siano diventati più stupidi – dice Hyperion, voltandosi verso la cella che conduce alla prigione di Thanos e soffiando così forte da scatenare un mini-uragano.

Ci vorrebbe ben altro per distruggere la porta della cella, ma è più che sufficiente a sollevare da terra un uomo fatto di pietra e scagliarlo con forza contro la parete. Starlight è sorpresa non dal fatto che il suo collega possa farlo, ma perché fino a quando non ha utilizzato l’iper-soffio l’uomo di pietra era completamente invisibile.

-Lo riconosco, si chiama Gargoyle. Da quando può diventare invisibile?

-Un induttore di immagini. Peccato non nascondesse il rumore dei suoi passi al mio iper-udito – spiega Hyperion, usando una scarica di raggi ottici per distruggere il dispositivo che Gargoyle porta alla cintura. Il super-criminale si rialza, barcollante ma illeso.

-O forse ero solo una distrazione – suggerisce, sopprimendo un sorriso.

Un altro Carnage raggiunge il livello sfondando il soffitto; prima ancora di rendersi veramente conto che il suo aspetto è diverso da quello degli altri, Hyperion lo colpisce con un raggio oculare.

E’ sufficiente a liquefare il simbionte, ma non la donna che lo indossa: Proxima Media Nox colpisce Hyperion cogliendolo di sorpresa, e senza perdere alcun tempo afferra Starlight per un braccio. Il suo guanto viene bruciato a contatto con Starlight, ma la pelle blu di Proxima non viene neanche riscaldata. Se Starlight scatenasse tutto il suo potere potrebbe metterla a terra, ma è già fortunata che il pugno di Proxima non le sfondi il cranio invece di procurarla una concussione.

Proxima non è soddisfatta di lasciarla ancora in vita e si prepara ad ucciderla, quando Hyperion la blocca afferrandola alle spalle con una presa titanica.

-Arrenditi. Sei forte, ma neanche lontanamente quanto me.

-Per questo ho preso precauzioni – risponde l’aliena, mentre Hyperion sente il freddo tocco di Gargoyle sulla schiena; è l’ultima cosa che sente, perché l’eroe è appena stato tramutato in pietra.

-Resterà così per un’ora – spiega il criminale.

-No – risponde Proxima, liberandosi della stretta della statua staccandole le braccia ed usandole come rozzi bastoni per ridurre a brandelli quello che resta di Hyperion.

-Tutto quanto morirà molto prima – puntualizza, indicando la porta che conduce a Thanos.

 

Al livello superiore

Capitan Marvel colpisce un Carnage con un raggio di energia; senza fermarsi ad osservarne la distruzione, si volta per colpire il prossimo... solo per rendersi conto che non ce n’è più.

-Era l’ultimo? – chiede, guardandosi attorno. Il corridoio è una zona di guerra, non solo per i danni fatti alla stazione ma per i cadaveri che i Carnage si sono lasciati dietro.

Nemesi si avvicina ad un agente S.W.O.R.D. il cui volto è ancora immobilizzato nell’espressione di chi sta assistendo al proprio sbudellamento, e con delicatezza chiude gli occhi del morto.

-Riposa in pace. La Giustizia è qui, ora, e farà il suo lavoro.

-Dobbiamo andare; potrebbero aver già liberato Thanos ormai – incita Capitan Marvel, affondando le mani nel pavimento e piegandone lo strato di titanio come se fosse cartone.

Nemesi estrae la propria spada, e fluttua verso Capitan Marvel continuando a fissare l’arma.

-Sì, lo so, me lo hai già detto. Ma non importa quanto può essere doloroso, la Giustizia deve fare il suo corso – dice alla spada.

-Di cosa diavolo stai... – inizia a chiedere Capitan Marvel, fermandosi quando sente la lama trafiggerle il costato.

-Mi dispiace. Ma ora sei libera dal tuo destino – spiega Nemesi, estraendo la spada ora sporca di sangue e scendendo al livello inferiore usando l’apertura creata da Capitan Marvel.

-Sapevo che eri pazza, ma non fino a questo punto! – commenta Carol, tenendosi una mano sulla ferita ed inseguendo Nemesi.

Una volta raggiunto il livello inferiore, non le importa neanche di trovare il pavimento ricoperto di simbionti liquefatti: afferra Nemesi senza curarsi di trattenere la forza.

-Lavori per loro, vero? Che cosa hanno in mente!?

-Non lavoro per nessuno, sono la Giustizia incarnata: ho fatto quello che andava fatto.

-E chiami pugnalarmi alle spalle fare giustizia!?

-Ti ho liberata dalle catene del destino. Non c’era altro-

La testa di Nemesi esplode sotto gli occhi di Capitan Marvel, riversandole addosso sangue e cervella. Il suo corpo decapitato crolla a terra, mentre la scia di energia che è terminata con la sua testa è ancora calda e conduce ai resti pietrificati di ciò che era una porta.

Terrore, rabbia e confusione si mescolano nel cuore di Capitan Marvel quando qualcosa esce dall’ombra permanente della prigione nascosta nelle fondamenta della stazione lunare.

Qualcosa dalla pelle viola.

-Lord Thanos. Chiedo umilmente il privilegio di uccidere questa nemica della Morte.

Thanos di Titano non risponde subito a Proxima. Fissa Capitan Marvel per quella che a lei sembra un’eternità, e lei sente un brivido nelle ossa che non sapeva potesse esistere.

-Ti sei rivelata irritante quanto il tuo predecessore, Capitano, ma hai anche ottenuto il mio rispetto. Ti concederò io stesso di incontrare la Morte.

-Non lascerai vivo questa stazione, Thanos – risponde Capitan Marvel, stringendo pugni e denti; nonostante la ferita al costato lanci fitte di dolore, il suo corpo inizia a brillare.

-Promesse, promesse – risponde Thanos, scagliando una raffica di energia dalla mano.

Capitan Marvel riesce ad evitarla, e raggiunge Thanos colpendolo con un pugno così forte da scuotere l’intera stazione lunare... senza muoverlo di un millimetro.

-Tutti gli eroi più potenti della Terra non hanno potuto fermarmi. Come pensi di riuscirci tu?

Anche Thanos la colpisce con un pugno, e la differenza nel risultato non potrebbe essere più netta: il corpo di Capitan Marvel è una pagliuzza in un uragano mentre distrugge ogni singolo muro sulla sua strada, oltrepassando tutti i livelli della stazione, e l’unico motivo per cui non viene scagliata nello spazio è che il campo di isolamento è ancora attivo.

L’impatto con la barriera nera è doloroso, ma non quanto il peggioramento della ferita che le ha procurato Nemesi. Combattere da sola contro Thanos sarebbe un suicidio in condizioni normali, ma questo è molto peggio: non solo è ferita, ma per colpa della barriera ha poco spazio di manovra.

-Una tecnologia interessante. Chiaramente ispirata dalla barriera un tempo usata dagli Inumani per isolare Attilan – commenta Thanos, fluttuando in superficie con le mani dietro la schiena, con l’interesse di chi sta semplicemente osservando un’opera d’arte.

-Non ho finito con te!!! – grida Capitan Marvel, volando verso Thanos . Lei è pronta ad una battaglia, ma lui si limita ad afferrarla per la testa... la sua mano è così grande da tenerla in palmo... e sbatterla con violenza contro la barriera. Per poi rifarlo una seconda, e una terza volta.

-Buona resistenza. Mi chiedo cosa cederà prima, il tuo cranio o la barriera.

-Lord Thanos – lo chiama Proxima per attirare la sua attenzione; l’aliena è appena risalita in superficie e porta con sé la spada di Nemesi.

-Devono aver utilizzato questa per entrare. Possiamo sfruttarla per lasciare la zona di quarantena.

-Sì, avverto potenti forze mistiche all’interno di quell’arma. Ma abbiamo tempo: devo prima insegnare una lezione a questa terrestre – risponde Thanos, scatenando una raffica di energia dalla mano che imprigiona ancora Capitan Marvel.

-Anche il tuo predecessore non era alla mia altezza, Capitano, ma Mar-Vell comprendeva il proprio ruolo nel grande ordine cosmico. Tu, invece? Tu sei ancora convinta che le cose più insignificanti di questo universo... dovere, famiglia, amicizia... abbiano un senso. Ma come tutte le forme di vita, il tuo unico scopo in questa realtà, l’unica cosa che interessa all’universo,  l’unica cosa che sei obbligata a fare... è morire.

Thanos lascia la presa, e Capitan Marvel cade a peso morto.

-La spada, Proxima. E’ tempo di lasciare questo...

-Credi... di sapere... che cosa sono? – chiede Capitan Marvel, raccogliendo tutte le forze per rialzarsi in piedi. Chiaramente spossata, fissa Thanos negli occhi. La sua pelle diventa rosso brillante ed i suoi capelli diventano di fuoco.

-Sono una batteria, idiota – dice Capitan Marvel, colpendo Thanos con un gancio destro sul suo grottesco mento viola. Ma a differenza della volta precedente, non solo Thanos sente il colpo: è ora il turno del Titano di sentirsi travolto da un uragano, perché il pugno lo scaglia dall’altra parte della Zona Blu.

-E mi hai appena ricaricata!!! – grida Capitan Marvel, ora avvolta dal potere che un tempo la rendeva Binary, volando alla velocità del suono verso Thanos.

Il Titano non si aspettava questa tenacia, e resta spiazzato quando il pugno di Capitan Marvel scuote il suolo lunare con un boom sonico. Con una mano massaggia la mascella, mentre con l’altra intercetta il secondo pugno della terrestre.

-Interessante – è il suo solo commento mentre stringe il pugno di Carol tra le proprie dita, esercitando una pressione che spezzerebbe l’acciaio.

-Hai assorbito il mio potere e l’hai convertito in forza fisica. Se continuassi ad attaccarti utilizzando l’energia, potresti forse diventare abbastanza forte da sconfiggermi. Stai forse cercando di forzarmi a sporcarmi le mani, Capitano?

-Le tue mani sono già sporche di sangue, assassino! – risponde Capitan Marvel, riuscendo a liberare la mano solamente perché Thanos ha lasciato la presa. Lei è pronta a continuare lo scontro, ma resta sorpresa quando Thanos semplicemente incrocia le braccia.

-Il mio interesse è scemato. Proxima?

Una sola parola, e Capitan Marvel avverte un dolore lancinante al costato quando Proxima la colpisce proprio dove Nemesi le ha procurato la ferita. Non ha nemmeno sentito arrivare l’aliena blu, concentrata com’era su Thanos.

-Credevi di avere una possibilità contro Lord Thanos, terrestre!? – le chiede Proxima, bloccando le braccia di Capitan Marvel dietro la sua schiena in una stretta dolorosa.

Carol non si dà certo per vinta, colpendo Proxima con una testata al naso che ricopre la faccia dell’aliena di sangue blu. Mentre Capitan Marvel cerca di colpirla con un raggio di energia pur continuando a tenere una mano sul costato sanguinante, Thanos osserva senza muovere un muscolo.

-L’ironia è che avrebbe potuto avere una possibilità, se avesse avuto spazio di manovra e se fosse stata in grado di assorbire anche l’energia cinetica. Invece...

Thanos smette di parlare quando Capitan Marvel spicca il volo, trascinando con sé Proxima e scagliandola contro la barriera nera che ha rimpiazzato il cielo. Gli occhi oscuri di Thanos seguono il corpo privo di sensi di Proxima ricadere a terra, seguito da una Capitan Marvel con il fiato corto.

-Hm. Proxima Media Nox è la seconda miglior combattente che abbia mai addestrato, e questa è la seconda volta in cui la sconfiggi. Continui a dimostrarmi di averti sottovalutata, Capitano. Un’abitudine affascinante, ed al tempo stesso fastidiosa. Hai intenzione di continuare ad attaccarmi? Di certo sai di non potermi battere.

-Forse no. Ma di certo non uscirai da questa barriera protettiva senza aver fatto i conti con me.

-Hai già dimostrato di poter usare la mia energia contro di me, Capitan Marvel, quindi non ti attaccherò. Mi chiamano il Titano Pazzo, ma Thanos impara dai propri errori.

Gli occhi di Thanos brillano, e per un attimo Capitan Marvel pensa che stia per rilasciare raggi oculari. Invece sembra che non succeda niente, perlomeno non fino a quando Carol inizia a non sentire più le gambe.

-Che stai facendo!? - chiede, abbassando lo sguardo: il suo corpo dalla vita in giù si è tramutato in pietra, e l’effetto si sta espandendo. Mentre lei rilascia la propria energia in un disperato attacco, Thanos spiega con tutta calma:

-Da molto tempo non ricorrevo alla trasmutazione [2], un dono del mio retaggio Eterno di cui raramente ho bisogno. Ma il ricorso a Gargoyle è stato... di ispirazione.

-Non hai proprio il coraggio di affrontarmi lealmente, vero!? – chiede Capitan Marvel, cercando di mascherare il terrore che raggiunge l’apice ora che anche le sue braccia sono di pietra.

-Come dicevo, imparo dai miei errori. Compresa la necessità di dimostrare la mia superiorità, ma soprattutto l’errore di lasciare in vita fastidiose pedine che possono diventare inaspettati pericoli per i miei piani.

-Sai che ci saranno altri dopo di me – sono le ultime parole che Capitan Marvel può pronunciare prima che la sua bocca diventi di pietra.

-E riceveranno il dono della Morte prima di te, Capitano.

Poco prima che anche il suo cervello diventi di pietra, gli ultimi pensieri trasmessi dai suoi neuroni sono per suo marito e per le sue figlie.

 

Secondo il cliché, prima di morire tutta la vita ti passa davanti agli occhi. Ma Capitan Marvel non ha più occhi, solamente due sfere di dura pietra.

Paradossalmente, si accorge solo di non provare nulla.

“Sono morta?” è la prima cosa che si chiede dopo essersi resa conto di poter nuovamente pensare. Un po’ come se si fosse appena risvegliata da un sonno profondo, solamente ancora incapace di vedere o sentire nulla che non siano i propri pensieri. Non può neanche muovere un muscolo.

“No. Se posso ancora combattere, non lo sono” riflette, facendo il possibile per concentrarsi. E’ sicura di avvertire qualcosa... qualcosa che normalmente gli umani non possono avvertire.

“Energia. C’è una fonte di energia qui vicino, ne sono sicura. Forse posso usarla” continua a pensare, prima di sentire qualcosa di inaspettato: il battito del suo cuore.

E’ molto lento, ma accelera quando Capitan Marvel cerca di muovere i muscoli: ancora non ha il senso del tatto, ma può sentirli mentre cercano di flettersi.

Non avrebbe mai pensato di trovare conforto in una sensazione simile all’essere sepolta viva, ma al momento è troppo galvanizzata da quel “viva” per perdere troppo tempo a rimuginare sul “sepolta”.

E’ necessario uno sforzo titanico per convincere le sue cellule a fare il proprio lavoro, ma quando ci riesce il risultato è spettacolare: agli occhi dei presenti, una statua di Capitan Marvel ha appena rilasciato un’esplosione di energia e l’ex Vendicatrice stringe i pugni pronta alla battaglia.

-Secondo round, Thanos!!! Non pensare di... poter...

Guardandosi attorno, Capitan Marvel si rende conto che non c’è nessuno a guardarla. Il cratere creato dal suo risveglio è semplicemente all’interno di un cratere molto più largo.

-Ma che diavolo... Brand, mi ricevi? Brand? Capitan Marvel a qualunque agente S.W.O.R.D in ascolto, mi ricevete? – chiede via radio, solo per ricevere statica.

-Non è possibile. Non può aver distrutto l’intera base! – dice a se stessa, prendendo il volo per avere una migliore visuale... e pentendosene quasi immediatamente.

Non solo la Zona Blu è stata rimpiazzata da un enorme cratere, ma il resto della superficie lunare non è in condizioni migliori: c’è stata chiaramente una battaglia di proporzioni immani.

L’addestramento di Carol Danvers prende il sopravvento: non è il momento di farsi prendere dal panico e nemmeno di piangere i caduti, è il momento di unirsi ai rinforzi.

Forzandosi a non versare lacrime, Capitan Marvel estrae dalla cintura del costume la communicard dei Vendicatori e la collega alla radio del proprio costume.

-Capitan Marvel a tutti i Vendicatori, questa è una Priorità Uno. Lo S.W.O.R.D è caduto e Thanos è probabilmente diretto verso la Terra!

Di nuovo, in risposta solamente statica. Ed una volta lasciata la gravità lunare, Capitan Marvel capisce perché: c’è una tempesta solare in corso, e l’intera orbita lunare è satura di radiazioni cosmiche. Troppo persino per la tecnologia di Stark.

“Non importa. Se Thanos è sulla Terra, non sarà difficile trovarlo” pensa volando verso il proprio pianeta natale, molto più rapidamente della sua normale velocità.

“Almeno tutte queste radiazioni servono a qualcosa, posso assorbirle per recuperare le forze. Probabilmente è stata la tempesta solare ad aiutarmi a liberarmi dalla trasmutazione... che razza di coincidenza” riflette, raggiungendo la Terra in pochi minuti.

E quando vede il pianeta azzurro, il suo cuore sussulta. Non c’è più nulla di azzurro.

E’ sicuramente la Terra: la forma dei continenti è ancora distinguibile, anche se gli oceani sono scomparsi per lasciare spazio ad immensi deserti. Anche le foreste un tempo visibili dallo spazio sono svanite, ed il pianeta è costellato di crateri tanto quanto il suo satellite naturale.

-Capitan Marvel a chiunque possa sentirmi! Qualcuno risponda!!! – grida trasmettendo su tutte le frequenze, mentre il suo corpo sfreccia decine di volte più rapidamente del suono su un deserto che si espande in ogni direzione.

Di nuovo, nessuna risposta. Solamente una distesa illimitata di sterilità.

Soldato o meno, c’è un limite a quanto Carol Danvers possa reggere. E quando raggiunge il Castello Garrington in quella che un tempo era il Regno Unito, Capitan Marvel inizia a farsi prendere dalla disperazione alla vista delle mura ridotte a brandelli.

-Dane? Dimmi che sei qui da qualche parte! Jane, Jade, la mamma è qui, dove siete!? – grida, guardandosi freneticamente attorno per ritrovare qualsiasi traccia di vita. Tutto ciò che trova sono piccoli oggetti della vita quotidiana ridotti a fossili che potrebbero ridursi in cenere da un momento all’altro. Con un ultimo sforzo prova ad applicare un po’ di logica e cercare di capire dove suo marito avrebbe potuto nascondersi durante un evento apocalittico.

“La cripta” pensa, scendendo verso il cuore del castello ormai esposto alle intemperie da qualunque cataclisma l’abbia colpito.

La cripta è quasi completamente distrutta, con l’eccezione di un unico muro da cui fuoriesce una mano scolpita nella pietra... che impugna la Lama d’Ebano.

E’ l’ultima goccia: significa che il Cavaliere Nero è morto e che la lama è in attesa di un suo successore. Capitan Marvel crolla a terra, e le lacrime iniziano a scendere.

Lancia un urlo di rabbia e disperazione, rilasciando un’onda di energia che colpisce quel poco che resta delle mura come un uragano che si abbatte su un castello di carte.

-Miss Marvel? – chiede una voce alle sue spalle.

Carol si volta lanciando una scarica di energia, reagendo d’istinto prima ancora di riconoscere chi ha davanti. Lo fa non appena l’energia passa attraverso il corpo dell’umanoide dalla pelle rossa che indossa un costume verde ed un mantello giallo.

-Visione!?

-Sono necessarie ulteriori indagini – dice il sintezoide, allungando una mano attraverso il petto di Capitan Marvel fino a raggiungere il suo cuore; l’ultima cosa che lei ricorda prima di perdere i sensi.

 

Non molto tempo dopo

Carol si risveglia con la madre di tutti i mal di testa, sdraiata su una lastra di metallo ed accerchiata da strumenti scientifici di cui non riconosce l’origine ma che non la rassicurano affatto.

Quando scende dal bizzarro lettino, avverte un dolore lancinante al costato. Sollevando il costume quanto basta per esporre la pelle, può vedere che la ferita infertale da Nemesi non è ancora guarita.

-Dovresti riposare. Non ti sei ancora ripresa del tutto – le dice Visione, che le sta dando le spalle per osservare una scansione medica del corpo di Carol.

-Riprendermi da cosa? Dove siamo, esattamente?

-Wakanda. Uno dei pochi luoghi dove la tecnologia originale è ancora parzialmente funzionante. Quanto a cosa è successo durante la tua assenza, Miss Marvel, forse è meglio che tu ti sieda.

-Non sono più “Miss Marvel” da un po’, Visione, dovresti saperlo.

-Le mie scuse. Non tutti i miei circuiti di memoria sono sopravvissuti, e sembra che tu abbia avuto un problema simile. Qual è l’ultima cosa che ricordi?

-Thanos che mi trasmutava in pietra. Credo che il mio corpo abbia assorbito l’energia della tempesta solare e che abbia annullato i suoi effetti, ma evidentemente ci è voluto del tempo. Per quanto tempo sono mancata, Visione? E che cosa è successo alla Terra?

-Sei certa di non volerti sedere?

-Non indorarmi la pillola, Visione. Voglio solo la verità.

-L’intera popolazione della Terra è morta durante la guerra contro Thanos, approssimativamente 57.421 anni fa. Ero disattivato durante lo scontro finale, quindi non so esattamente come siano andate le cose, ma qualunque cosa abbia distrutto il mondo si è espanso esponenzialmente. Secondo le mie indagini, tu sei l’ultima forma di vita biologica in questa Galassia, e potenzialmente nell’intero universo.

 

 

CONTINUA

 

 

 

Note

 

[1] per la precisione, su L’Uomo Ragno MIT #33

 

[2] da Captain Marvel vol.1 #26 del 1973 (in Italia, Fantastici Quattro Corno #101-103), quando trasmutò in pietra il suo luogotenente Skragg